DIOCESI DI SALUZZO: LE ORIGINI
LE CHIESE DELLE ORIGINI. STROPPO, IMMAGINI DELLA NATIVITÀ dicembre
2010
Rimandiamo la sequenza
cronologica del discorso sulla primitiva diffusione del cristianesimo, per
considerare, nell’imminenza del Natale, alcune tra le antiche chiese che, nelle
vallate, offrono al visitatore suggestive immagini della nascita di Gesù. Il
pensiero corre immediatamente alla bella chiesa alpina di Stroppo, la località
di provenienza dell’amato can. Don Giuseppe Conte recentemente scomparso. Questo luogo bellissimo della Valle Maira, è
localizzato a 1233 metri d’altezza, qui la contemplazione è favorita dal
silenzio nell’incanto di un paesaggio pieno di fascino che lo slancio del campanile
caratterizza, richiamando l’ascensione dello spirito. Costruita tra il sec XI e XIII, sullo sperone roccioso che
sovrasta il paese e dedicata ai santi Pietro e Paolo, la chiesa sino al 1825
assolse la funzione di parrocchia insieme a quella di San Giovanni Battista al
Paschero. L’edificio, che ha una
semplice facciata a capanna con portale sormontato da un arco a tutto sesto
romanico e piccole aperture sui muri perimetrali, conserva il campaniletto a
vela (salvato a suo tempo dalla sollecitudine di don Giovanni Rovera) e si
propone nella sua struttura romanica su cui, dal recinto dell’antico cimitero,
s’innalza il campanile gotico con cuspide ottagonale svettante verso il cielo.
L’interno a tre navate con copertura a capriate e due navatelle coperte a
crociera, è stato affrescato da un anonimo pittore della seconda metà del sec
XIV.
Gli affreschi dell’abside minore di destra costituiscono il
gioiello iconografico della chiesa. Realizzati da un pittore anonimo del XV secolo
rappresentano, oltre alla morte e assunzione di Maria, le scene della Natività,
l’Annuncio ai Pastori, l’Adorazione dei Magi.
L’opera, su cui lo sguardo indugia estatico, comunica con
immediatezza il messaggio evocato dal Natale: la
Parola nel silenzio si fa carne…. Stupore e gioia, pace, mistero.
Il dipinto, realizzato con
raffinatezza calligrafica gotica e una
precisione che rimanda ai dipinti su tavola, presenta i racconti della nascita di Gesù narrati da Luca e Matteo e
arricchiti dalle indicazioni iconografie degli Apocrifi e comunica le più
antiche concezioni teologiche della Natività espresse già nell’arte
catacombale. Il profondo messaggio dei Vangeli dell’Infanzia viene espresso
nella simbologia di Stroppo in un’opera d’altissimo livello artistico e poetico
insieme. Nella semplice capanna di legno chiusa da una transenna di vimini, il
Bambino Gesù addormentato, appare “avvolto nelle fasce” e deposto in una “mangiatoia” più comprensibile
come sarcofago che come culla. il
Bambino appena nato è già avvolto nelle bende della morte. Il racconto della
nascita di Gesù si proietta sullo sfondo della morte con cui Cristo avrebbe
dato compimento all’Incarnazione, ma subito appare il richiamo alla
risurrezione; il Bimbo di Betlemme che deve morire risorgerà dalla morte e sarà
“il Signore”, per questo a Betlemme gli angeli cantano “Gloria a Dio nell’alto
dei cieli”, una “gloria” che nel breve
spazio della superficie dipinta viene accomunata all’annuncio dei pastori: “Vi
annunzio una grande gioia, oggi è nato nella città di Davide un salvatore. Cui
fa eco la risposta dei pastori “Andiamo
fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento”…Andarono senza indugio e
trovarono….E riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro”. (Lc 2,10-17)
i pastori, gente disprezzata perché
impura, diventano protagonisti della
manifestazione di Dio al suo popolo e i primi evangelizzatori del Cristo. Nel
dipinto sono raffigurati nel momento più consueto e quotidiano all’alpeggio,
tra i greggi, sulle montagne pietrose e terrazzate e, mentre lo zampognaro suona
la sua cornamusa, il cane abb aia
all’apparizione celeste. Accanto appaiono i Magi definiti da un cromatismo smaltato e caratterizzati secondo
la presentazione di Jacopo da Varazze come re. Essi, con la corona
regale, avanzano verso il “neonato Re dei Giudei” secondo un ritmo iconografico
diventato tradizionale nel secondo millennio. Sono guidati, secondo
l’antichissima tradizione che risale a Origene (sec II), dall’angelo-stella,
angelo di luce che efficacemente esprime la notte della luce, la nascita di
Gesù la luce del mondo (Gv.12, 46)
La scena, rappresentata nella solitaria chiesetta alpina di
Stroppo, traspira del mistero e del grande silenzio della Notte Santa tra Maria
e Giuseppe in comtemplazione, solo gli animali, l’asino e il bue, figure simboliche dei popoli evangelizzati,
sono attivi a riscaldare i piedini nudi del bambino.
Di fronte a quest’opera risuona
il passo della Sapienza: “Mentre un quieto silenzio avvolgeva ogni cosa, il tuo
Verbo Onnipotente Signore è sceso dal Cielo, dal trono regale” (Sp.18,14-15); l’amore di un Dio che “ da ricco che era si fece
povero”
Bibliografia: Comune di Stroppo (a cura di) Stroppo
Arte e SentierI, Cuneo 1999